01 novembre 2006

La guerra in slide
Metto qui un link, certo che tra poco non funzionerà più (alla faccia dei concetti antichi di hyperlinking in cui credono solo le scuole medie).


http://www.iht.com/articles/2006/11/01/news/web.1101military.php


E' un articolo dell'IHT del 1 novembre 2006 con una slide dei militari USA intitolata "Iraq: Indications and Warnings of Civil Conflict". Forse i pennivendoli della pizza la citeranno domani, sempre che il giorno festivo non li porti a dimenticarsi di leggere il giornale del giorno prima da cui copiano le notizie e i relativi commenti E' anche vero che è una slide a colori, già pronta per essere pubblicata, basta tradurre due righine... ummm, attraente prospettiva per il sempre pigro pennivendolo.

Dell'articolo mi ha colpito questa mezza frase "For a military culture that thrives on PowerPoint briefings [...]"

Oggi la probabilità che un documento .doc o .xls (.odt o .ods) sia letta è bassissima, un po' meglio il pdf, trionfano però le slide. La cultura delle slide è micidiale ed è sicuramente una delle cause del pessimo stato delle aziende grosse. Pur di mettere un certo numerino o un colorino su una slide per il bubbone capone qualunque middle manager è pronto a sacrificare un numero di bubbini. Non parliamo poi di quei manager piccolini che non vedono spesso la luce del sole: questi per poter presentare quattro bubberie al bubbuone capone sono pronti assolutamente a tutto, convinti che il bubbone capone si ricorderà delle loro slide e li promuoverà al livello "medio-bubbo manager" nella prossima riorganizzazione.

Il cancro delle slide, della loro superficialità e capacità di nascondere, dell'illusione di vedere-capire-decidere, dell'idea che una visione globale permette di capire le cose prioritarie, e via di bubberie... non si limita all'industria italiota ma arriva anche al cuore della cultura fascio-militare contemporanea.

Bah, sperare che un loro proprio missilone li ammazzi tutti non è bene, ma sperare che una serie di presentazioni li facciano ritirare è un bene per tutti. Pensiero bubbo!