Sembra che Marconi, inventata la radio, abbia lavorato per cercare di rendere le comunicazioni unicast (in realtà non so perché ma posso inventarlo facilmente).
Sembra che Meucci, inventato il telefono, abbia lavorato per cercare di rendere le trasmissioni broadcast (pensava alla trasmissione di concerti come applicazione principale della sua invenzione).
Questa maledizione di avere una bella tecnologia e volere a tutti costi delle applicazioni adatte ad altre tecnologie è una costante che dai primordi giunge fino ai bubbi TLC odierni.
Non capisco appieno se questa posizione deriva dall'ignoranza sulle potenzialità del mezzo che si ha (uno dei tratti distintivi del capone) oppure dalla incapacità totale di capire una value chain o un modello di business (uno dei tratti distintivi del bubbo tecnologo).
L'effetto è devastante. Menate come il primo VoD, il V.23 e altre che non posso citare in pubblico derivano anche da questo genere di visione. Analogamente Internet, la più importante evoluzione delle TLC dopo la loro stessa nascita, NON è stata pensata dai grandi operatori TLC nazionali (che allora esistevano) ma CONTRO il loro modello di business dell'epoca!
Per questo quando sento i bubbi che ragliano sulla IPTV mi sbellico. Quanto bisognerebbe capire di media, TV, mercato pubblicitario, politica, mafia, modelli della domanda, modo d'uso, layer e tecnosigle prima di parlare e pianificare! Invece si fa un comunicato stampa, si tirano online due baracche, si mettono in linea i soliti pornazzi e documentari, e poi, dopo qualche mese, si nasconde l'insuccesso.
Non perché l'IPTV sia necessariamente perdente, ma perché come ha dimostrato l'alba della mobile TV italiota, troppi errori in poco tempo non permettono di raggiungere il risultato.
Così gli uni hanno l'unicast e vogliono scimiottare il broadcast; mentre quelli del broadcast aggiungono un canale di rifrittura della spazzatura che hanno già in casa. Quelli telco buttano soldi in biz cases che prevedono l'invasione dei marziani come ipotesi realistica per incrementare il numero degli abbonati paganti.
Nel dibattito non entrano mai (causa eccessiva ignoranza dei caponi) due elementi essenziali:
1) l'anti-DRM (per avere interoperabilità, facilità d'uso, comprensibilità dell'offerta, prezzo-servizio elevato, ecc. che con il DRM sono soppressi)
2) qualità delle interfacce umane (sostituita dagli infausti focus group e da quattro menu incomprensibili senza aver letto gli """standards""" tirati addosso agli utenti).
Ma per andare davvero avanti dovremmo pensare ad autoproduzione, a microeventi da diffondere c/o nicchie e a tanta tantissima interoperabilità cross-media, cross-device, cross-operatore, cross-costruttore, cross-standards.
Diceva qualcuno che la cosa più fantascientifica di una nota serie TV di fantascienza era che i marziani e i bubbi potevano stabilire sempre una comunicazione A/V senza problemi, mentre qui [esempi di mancata interoperabilità].
E il bubbone capone? Come tutti i bubbi non capisce, si ribella, morde e regala soldi al vecchio broadcaster DRMafioso e tetteculista. Troppo bubbo!
Sembra che Meucci, inventato il telefono, abbia lavorato per cercare di rendere le trasmissioni broadcast (pensava alla trasmissione di concerti come applicazione principale della sua invenzione).
Questa maledizione di avere una bella tecnologia e volere a tutti costi delle applicazioni adatte ad altre tecnologie è una costante che dai primordi giunge fino ai bubbi TLC odierni.
Non capisco appieno se questa posizione deriva dall'ignoranza sulle potenzialità del mezzo che si ha (uno dei tratti distintivi del capone) oppure dalla incapacità totale di capire una value chain o un modello di business (uno dei tratti distintivi del bubbo tecnologo).
L'effetto è devastante. Menate come il primo VoD, il V.23 e altre che non posso citare in pubblico derivano anche da questo genere di visione. Analogamente Internet, la più importante evoluzione delle TLC dopo la loro stessa nascita, NON è stata pensata dai grandi operatori TLC nazionali (che allora esistevano) ma CONTRO il loro modello di business dell'epoca!
Per questo quando sento i bubbi che ragliano sulla IPTV mi sbellico. Quanto bisognerebbe capire di media, TV, mercato pubblicitario, politica, mafia, modelli della domanda, modo d'uso, layer e tecnosigle prima di parlare e pianificare! Invece si fa un comunicato stampa, si tirano online due baracche, si mettono in linea i soliti pornazzi e documentari, e poi, dopo qualche mese, si nasconde l'insuccesso.
Non perché l'IPTV sia necessariamente perdente, ma perché come ha dimostrato l'alba della mobile TV italiota, troppi errori in poco tempo non permettono di raggiungere il risultato.
Così gli uni hanno l'unicast e vogliono scimiottare il broadcast; mentre quelli del broadcast aggiungono un canale di rifrittura della spazzatura che hanno già in casa. Quelli telco buttano soldi in biz cases che prevedono l'invasione dei marziani come ipotesi realistica per incrementare il numero degli abbonati paganti.
Nel dibattito non entrano mai (causa eccessiva ignoranza dei caponi) due elementi essenziali:
1) l'anti-DRM (per avere interoperabilità, facilità d'uso, comprensibilità dell'offerta, prezzo-servizio elevato, ecc. che con il DRM sono soppressi)
2) qualità delle interfacce umane (sostituita dagli infausti focus group e da quattro menu incomprensibili senza aver letto gli """standards""" tirati addosso agli utenti).
Ma per andare davvero avanti dovremmo pensare ad autoproduzione, a microeventi da diffondere c/o nicchie e a tanta tantissima interoperabilità cross-media, cross-device, cross-operatore, cross-costruttore, cross-standards.
Diceva qualcuno che la cosa più fantascientifica di una nota serie TV di fantascienza era che i marziani e i bubbi potevano stabilire sempre una comunicazione A/V senza problemi, mentre qui [esempi di mancata interoperabilità].
E il bubbone capone? Come tutti i bubbi non capisce, si ribella, morde e regala soldi al vecchio broadcaster DRMafioso e tetteculista. Troppo bubbo!
0 Comments:
Posta un commento
<< Home