01 settembre 2007

Sullo sciopero delle lotterie
C'è un punto che non mi convince su cui molti commentatori si sbracciano. L'idea che lo stato possa avere meno soldi e quindi cambiare la sua politica in conseguenza alle vili cifre. Può il politicante essere suddito dei numeri? Può essere schiavo del denaro e non fiero conduttore del flusso d'oro donato dai bubbini paganti?

La pratica della teoria bubba di "affamare la bestia" è chiara. Lo stato non è condizionato un granché dall'eventuale calo di entrate, se non perché occorre pescare vecchi copioni all'atto di preparare i discorsi bubbici. Mille bubberie servono esattamente a contrastare tutte le eurogrida sul tema (che, peraltro, sono scritte da quelli che avrebbero seri problemi a ridurre la spesa).

Per me c'è poco la scioperare, le lotterie sono comunque una pessima maniera di dare altri soldi allo stato (chiunque poi li intaschi) per ovvie considerazioni statistiche e ovvie opportunità perse.

Però è bubbo pensare che una moderna democratura occidentale smetta di aiutare gli amici solo perché ci sono meno soldi in ingresso. E i valori dell'amicizia? E il rispetto per i poteri forti? Non sono mica in palio alla lotteria!

Troppo bubbo!