13 giugno 2012

Cantate canticus, saltatie salticus
Cè poco da fare, appena uno si convince che cantare gli inni patri è una bubberia solenne salta fuori una situazione bubba che tifà riflettere sulla bubbità di non cantare.

Anche se vorrei poi vedere se i allegri cantori poi li condannano inquanto pazzi, stonati, vilipendenti di orrende musichette o poco rispettosi dei valori maggioritari.

Anche questo concurso è finito che i bubbi gridavano contro chi copia e chi non sorveglia e lo hanno rinviato. Anzi, piuttosto che gridare, dicono che quelli che si opponevano al tradizionale schifo cantavano l'inno patrio (boh, forse le parole erano da studiare oppure facevano tutti PARAPAPONZI PONZI PO' più o meno a tempo e per i periodisti era l'inno).

Chemi ricordi è il terzo concurso coi disordini e la malagestione, con la notevole eccezione di uno su base regionale che finiscono con le carte bollate e le denunce solo in alcune regioni e senza problemi in altre dove tutti studiano e sono morali e non copiano e non fanno copiare.

Comuque mi pare rilevante. Cè oramai una massa che non vuole più che altri copino e lascino copiare e la commissione che sene impippa e le bubberie. Forse la stupidità dei concursoni che tutti vanno nella città della carbonara è troppo alta per continuare così, forse la frattura morale è troppo profonda per lasciare insieme logiche territoriali e caste (questa volta di tipo morale) che, nel tempo, si sono allontanate troppo.

O forse è solo che sono tutti bubbi e ci piace cantare a sproposito, forse.

Troppo bubbo!