19 ottobre 2017

I speech & i pitch
Stavo, come al solito, riflessionando su quello dell'innovazione. Nell'ambito del pensamento del Bubboni come grande cantore della deindustrializazzione l'analisi dell'innovazione è essenziale.

Nell'antichità la città gianduiotta ne era centrale, tanto per dire (che nonnmi ricordo se l'ho già detto) un anno prima che il Bubboni nascesse cera una fabbrica ma di robot rilevante al mondo che ora ci dormono ma i barboni ed è tutto rotto.

Ora due sono i assi recenti ed incompleti.
Aieri miravo che uno ha fatto un video per esplicare ai pampini che la sua società era fallita. Il video ha errori logici e comunicazionali ma non è quello il punto. Però mi incuriosiscono taluni commentari e allora sono andato a mirare che faceva la società fallita (non so se è fallita in senso contabile o se ha chiuso, ma quinnon rileva).
Era una startup che vinceva i premi, faceva i speech & i pitch e le demo e le presentazioni secondo le regole, i incubatori e i cataloghi. Faceva i round di finanziamenti, i trial e non un soldo bucato, insomma tutto quello ci vuole per essere una startup innovativa.
Li dea di business era però (e qui lo dico io con tutta la competenza bubboniana e non solo per il fatto che ha chiuso) fondamentalmente sbagliata. Però è la classica dea che sembra corretta se nonne capisci ma sene capisci cogli come & perché sia totalmente, fondamentalmente, irrimediabilmente fallata.
Ma il punto chemi interessa è che è il tipo di innovazione che oggi tutti i pizzaioli alabano. Appare sballata solo sene capisci, è minimale, non richiede grossi soldi per una demo presentabile, non richiede grosse competenze o alti livelli di pensamento, non si poggia su un tessuto organico e forte o su una catena di ricerca-industria-mercato ma al contrario prescinde dalla miseria infrastrutturale pizzaiola essendo è tascabile ed entrocontenuta.
In sinstesi innova pochissimo, e non potrebbe essere altrimenti, quindi piace al finto mondo dello sviluppo startupparo che la capisce, la accoglie e ad un certo punto la butta senza che nulla di cotanta innovazione abbia lasciato traccia alcuna.

E all'altro polo sono sempre più stupito di vedere come ci sono delle donne del secondo mondo che sviluppano un pensamento complesso, globale, etico e tremendamente innovazionale. Siamo ad un livello che riconosco come bubboniano, anche se non mi gusta compararmi con chi nonnè esageratamente inferiore, come i nani del pensamento passato.
Però ci sono aspetti dell'innovazione che stavo alabando la linea sopra che sono ancora minimi, non confrontabili con quello che gli antichi gianduiotti erano in grado di fare con le loro manine grosse tipiche degli antichi.
Ora chi fa lampeggiare un led con un processore a 32 bit sembra che abbia progettato costruito un astronave ispaziale perfettamente funzionante con scarti di cancelleria e fa il video, il sito e mette il codice monolineale sui repository e fa i tuitti e la pagina sociale e il wiki dedicato e il foros ispecifico.
Chisi cuce un vestito in forma di sacco informe fa più foto che una sfilata di moda di PittoBubbo e ottiene più like chechi donasse allu manità la cura del cancro tramite croste di formaggi scelti, quando nelle foto dei antichi gianduiotti tutti avevano ma tipo anche i cappotti fatti in casa e anche i fazzoletti ricamati mada loro (e bene).

E allora non sose non sia il tradizionale paradosso bubboniano: possibile che sia più innovativo il passato che il futuro?

Troppo bubbo!
- Leggere bubbo rende bubbo, anzi troppo bubbo -