Quello del "ciclo di vita del prodotto" è un concetto a cui sono affezionato, anche se la sua rappresentazione "accademica" non mi soddisfa completamente e non spiega bene quello che voglio appuntarmi in questo post.
Dunque tutti sappiamo che la diffusione di un certo prodotto non è istantanea ma richiede un certo tempo. Quanto tempo? Dipende dal tipo di prodotto ed in particolare da quanto il mercato lo "capisce", da quanto sforzo celebrale è necessario affinché il prodotto sia apprezzato da un numero significativo di persone e da altri fattori più o meno oscuri su cui ora non mi dilungo.
Es. il cellulare. All'inizio alcuni lo capiscono subito (venditori), altri lo capiscono come oggetto di status (wannabe) e altri non capiscono a cosa serve, come potrebbe entrare nella loro vita (massa). Poi la massa cambia, razionalizza che usare una prolunga luuunga luuunga non è un gran che e tutto cambia.
Il ciclo di vita è importante perché se vendi loghi e suonerie ai venditori dell'alba delle telefonia mobile fai un bel buco nell'acqua. Analogamente se compri diritti TV in esclusiva quando ci sono in giro pochi clienti potenziali.
Però... chi produce tecnologia deve parlare ai suoi clienti (soprattutto agli alti livelli) di applicazioni esagerate, senza poter puntare l'attenzione sul servizio che effettivamente è appropriato per la fase iniziale.
Es. la mobile TV. Per il mercato iniziale basta dire "il telefonino che ha anche la TV" (l'ordine delle parole non deve essere cambiato, è quello giusto per i bubbi semplici), senza impelagarsi in televoti, pubblicità interattiva e servizi al cittadino. Eppure se parli con i piani alti, a causa del meccanismo con cui si diventa un pezzo grosso, il bubbo tipico presenta delle applicazioni complicatissime e inappropriate per un mercato che spontaneamente direbbe "Minchi*! Questo cià 'a TV!".
Dunque tutti sappiamo che la diffusione di un certo prodotto non è istantanea ma richiede un certo tempo. Quanto tempo? Dipende dal tipo di prodotto ed in particolare da quanto il mercato lo "capisce", da quanto sforzo celebrale è necessario affinché il prodotto sia apprezzato da un numero significativo di persone e da altri fattori più o meno oscuri su cui ora non mi dilungo.
Es. il cellulare. All'inizio alcuni lo capiscono subito (venditori), altri lo capiscono come oggetto di status (wannabe) e altri non capiscono a cosa serve, come potrebbe entrare nella loro vita (massa). Poi la massa cambia, razionalizza che usare una prolunga luuunga luuunga non è un gran che e tutto cambia.
Il ciclo di vita è importante perché se vendi loghi e suonerie ai venditori dell'alba delle telefonia mobile fai un bel buco nell'acqua. Analogamente se compri diritti TV in esclusiva quando ci sono in giro pochi clienti potenziali.
Però... chi produce tecnologia deve parlare ai suoi clienti (soprattutto agli alti livelli) di applicazioni esagerate, senza poter puntare l'attenzione sul servizio che effettivamente è appropriato per la fase iniziale.
Es. la mobile TV. Per il mercato iniziale basta dire "il telefonino che ha anche la TV" (l'ordine delle parole non deve essere cambiato, è quello giusto per i bubbi semplici), senza impelagarsi in televoti, pubblicità interattiva e servizi al cittadino. Eppure se parli con i piani alti, a causa del meccanismo con cui si diventa un pezzo grosso, il bubbo tipico presenta delle applicazioni complicatissime e inappropriate per un mercato che spontaneamente direbbe "Minchi*! Questo cià 'a TV!".
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