17 aprile 2008

Commentum bubbitatis hiscritorium
Nel post che c'è qui sono poste questioni sul giornalismo che anch'io mi appunto qualcosa, anche perché il mio avatar è alla marcia per un'informazione migliore il 25 aprile, ma anche dopo.

1) può il giornalista commentare con parole bubbe? Sì. Mi interessa che commenti? No.
Mi interessa il commento se viene da un gionalista molto qualificato ed informato, uno che, oltre ad essere giornalista è persona interessante da sentire. Però, anche se commenta, ci sono cose da fare prima e da fare bene.

Capire il problema, capire cosa dicono in loco del problema, che informazioni hanno, come si vede la tal cosa attraverso la cultura locale, quale storia ha il problema, cercare di capirne le cause, capire le persone coinvolte, ecc. ecc. questo mi interessa e non riesco sempre a rimediare con i miei mezzi. Su un tema possono esserci 100 siti che riportano lo stesso comunicato stampa e quello che serve è parlare con un bubbo che capisce cosa il comunicato non dice o perché qualcuno ha sentito il bisogno di fare il comunicato. Questo lo dovrebbe fare il giornalista.

Es. sui tibeti. Non c'è una cultura nella quale picchiare i bubbi è bene, ma ci possono essere delle "giustificazioni" diffuse tra i bubbini che mi interessa conoscere, ovviamente per negarle (dato che non c'è neanche giustificazione per picchiare i bubbi). Però negare le giustificazioni e dare priorità assoluta ai diritti umani lo so fare da solo, anche senza leggere il giornale, viceversa non ho possibilità di parlare della cosa con gente che ha una visione più approfondita, attuale e storica delle cose, e questo lo vorrei leggere sul giornale. Sono tutti pazzi che picchiano o hanno un motivo per farlo (non una giustificazione, ma un motivo)? E' tanto che picchiano? Cosa si aspettano di ottenere? Ci sono altri stakeholder? Come si muovono e per quale motivo? E' già capitato qualcosa di simile? ecc. ecc.

Es. il diritto d'autore. E se esistesse una cultura dove il collettivo prevale sull'individuale e quindi la necessità di sviluppo è superiore al fatto che qulcuno guadagni sulla vendita di libri? So dire io se il diritto d'autore è bene o male, voglio sapere come è visto, da dove parte, che incidenza % c'è rispetto al salario medio, che distorsioni di mercato sono in atto, cosa dicono i soggetti coinvolti, come era prima, quando e perché è cambiato, ecc. ecc.

Chiaro che questo richede:
1) capire. Molti pennivendoli si fermano qui perché comunque non capiscono e in particolare non capiscono che ci sono culture diverse dalla loro (per questo il materiale 'mericano difficilmente è buono in formato "raw").
2) sapere. Senza leggere il materiale locale o avere un buon traduttore mancano delle info essenziali. Es. sul medio oriente mi rendo conto che non ricevo le info che vorrei perché pochi leggono i quotidiani locali (o perché, dopo averli letti, preferiscono non raccontarli a me).
3) incontrare. Serve sempre parlare con i bubbi locali, con qualcuno che ne capisce ecc. Qui i pennivendoli focacciari cascano sempre perché parlano con il primo bubbo che passa e ne fanno un mammuth. Non basta parlare con un bubbo a caso, come non basta parlare con 10 addetti d'ambasciata o 100 pennivendoli locali o 1000 ministri. Bisogna capire chi cercare e capire cosa dice.
4) starci dietro. bisogna essere esperti di qualcosa, non tuttologi casuali. Ci sono firme che dici "questo è buono sul tale paese o sulla tale materia" e così deve essere perché capire è difficile, servono contatti, serve conoscere la storia magari perché sei parte di quella storia. Capire è un lavoro lungo, lo si può fare su poche cose, a parte Bubboni che capisce tutto su molte cose.

Così il prodotto è sempre un articolo lungo. Lo spiega bene Terzani che scriveva per un giornale dei mangiatori di wuster perché i focacciari non pubblicavano articoli lunghi. Ma come si può dare delle info sensate, utili, complesse con le due fine frasi che tanto piacciono al pennivendolo?

Per questo non possono esistere i giornalisti embedded o quelli che scrivono in base alle agenzie o alle conferenze stampa. Non sono notizie ma materiale che si aggiunge a tanto altro che, rielaborato, fa un articolo che ha senso leggere.

Poi arriva l'editore e il suo interesse.
Tra le focaccie e le tapas si ride di alcuni presidenti latioamericani. Poi vedi di chi è il giornale, che interessi economici sono in gioco, chi ci perde con i tali presidenti e capisci che quelle battute sono ben pagate e che c'è poco da ridere. Non solo per la situazione lì, dove cercano di liberarsi, ma anche qui dove i pennivendoli fanno i comici disonestamente.
Così hai la certezza che quello che leggi qui sul tema è falso e i pennivendoli sono in prima fila a riportare e commentare, ma sempre senza inserire i fatti in quell'intorno che renderebbe il loro editore parte del problema, ovviamente.

Poi, qualche volta, arriva il commento. Ma poi.

Troppo bubbo!

4 Comments:

Anonymous Anonimo said...

verissimo che sarebbe il mestiere ma non del giornalista, tantomeno in un blog, ma dello storico. O del giornalista al quale non assegnano 4000 caratteri (e se sono 4200 li tagliano per ragioni di spazio). Il che vuole dire o giornalista famoso, ma molto famoso, o giornalista che fa soprattutto altro ed è noto per altro e scrive anche pezzi sui giornali.

Sui tibeti, il problema è sempre un problema di territorialità: gli han contro i bhutia. Da secoli. Fino a che i bhutia sono diventati, rispetto gli han, così arretrati da essere prima annessi e poi invadsi senza sforzo (in raltà, ammassavano le truppe ai confini del Tibet sin dal 1948).

L'India era libera, senza la corona britannica, e ora si sono venuti trovare faccia a faccia. Per dividersi economicamente (solo?) l'Asia.

18/4/08 16:32  
Anonymous Anonimo said...

p.s. verissimo anche che bisogna capire di quello di cui si parla, e che ci sono molti modi.

Io ci aggiungerei se possibile la conoscenza della storia (passata) perché le ragioni poilitiche sociali e dilomatiche odierne sono spesso il frutto del passato. E anche la passione. Ci sono argomenti che tu senti, che capisci al volo, argomenti di cui non ci capisci niente (e magari ci scrivi, l'ho fatto anche io, devo dire).
Ma poi diventi uno studioso, e non tutti sono studiosi o lo possono diventare.

18/4/08 16:46  
Blogger Bubbo Bubboni said...

Già, i tali contro i tali altri. Se sapessero che per miliardi di persone sembrano tutti orientali uguali...

Comunque ci vorrebbero parole nuove:
- una cosa sono gli articoli dove si spiega, si dice, ecc. ecc.
- una cosa diversa sono le notiziette di agenzia sintetizzate che sono solo una espansione del titolo
- poi c'è il taglio medio, percarità, però è rischioso se non ci sono mai le spiegazioni dettagliate.

Mi sono dimenticato di criticare l'idea di avere un parere per tipo, stile "uno pro, uno contro". Appena ho tempo lo spiego perché è (può essere) una bubberia.

18/4/08 16:50  
Anonymous Anonimo said...

io una notizia di agenzia oggi sul blog l'ho messa, quella di Darwin/Cambridge, per mettere la foto di Darwin al computer!;)

Però sempre di più leggono le notizie dai blog e non dai giornali, molti blogger per esempio.

ah devo dire che hai di nuovo ragione, per metà del mondo sembrano tutti orientali uguali, cioè gli orientali sono tutti uguali. Però devo smettere di darti ragione se no non c'è gusto.
:)

18/4/08 19:07  

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