25 aprile 2009

E ora tutti in coro!
Tornando solo ogni tanto poi uno non capisce quelle cose che gli indigeni assorbono poco a poco eppoi credono come se le avessero sempre credute.

Lo esplicava bene un conoscente che viveva tra i bevitori di té già qualche anno fa e regressava cada 6 mesi tra le pizze. E tornando vedeva i suoi amici, un tempo normali, che iniziavano a vestirsi con i marchietti, che facevano discorsi bubbi e chiedeva "ma perché ti sei conciato così?" e gli indigeni non capivano perché erano cambiati poco a poco, così come gli era stato pazientemente insegnato di essere, liberamente.

Così non capisco come si è arrivati che una festa antifascista ora si strombazzi che è di tutti. Tutti quelli che non sono fascisti? Tutti quelli che non sono più fascisti? Oppure volete dire anche dei fascisti di ieri, di oggi e di domani? Beh, io non faccio festa con i fasci che, reciprocamente, neppure fanno festa insieme a me.

Ma il punto non è tanto la logica per cui ad una festa antifascista, che ne festeggia la fine del primo tempo, non siano invitati i fascisti. Un marziano, perquanto verde e ignaro dei morti, lo capirebbe.

Il punto è perché dovrebbe essere la festa di tutti, fascisti compresi. Capisco che il nazi-fascismo sta riguadagnando quota e lo considero frutto del passato e della bubbità di una generazione di policanti che al confronto Dracula era un filantropo.
Sia chiaro, per me il nazi-fascismo moderno è una necessità a fronte del liberismo dell'euroburosauro. Se oggi non progressasse il nazismo ci fosse sarei preoccupato della mia capacità di insigne tuttologo. Ma questa festa è un legaccio con il passato che, per quanto rescritto, rifritto e reinventato, qualche messaggio resta perché difficile farlo sparire a così pochi millenni di distanza.

Questa bubberia della festa di tutti sono dei veleni concettuali che o li assorbi per anni e anni o non puoi capire la malattia sociale che ne deriva.

Troppo bubbo!

2 Comments:

Blogger atlantropa said...

Carerrimo Bubboni,
io bubbamente reflecsiono che l'incorporarsi nella cosa altrui di quelli che fino a 15 anni fa parlavano di terre irredente sia da un lato nient'altro che la memoria che si biodegrada con il suo tempo caratteristico generazionale, dall'altro il segno dell'indebolimento della controparte che non può più permettersi di non permetterlo.

Ecce quod approfondo superficialmente.

Solo uno che non sa neppure come si chiama può guardare con nostalgia ad una bubba fanfaronata in cui si era impero quanto son veri i soldi del monopoli.

D'altro lato se dai libretti rossi si è passati all'ecumenismo, che peraltro non ha mai fatto paura a nessuno, qualcosa a quegl'altri, e di molto serio, gl'ha da esser successa. Specie se in talune recenti situazioni pizzajole il più bubbinista di tutti è stato un ex-salutatore romano.

Non so se tutto questo sia una ispecie di indizio che i fasci sono diventati un po' più strategici; se è vero che è dai tempi del grosso cavallo ligneo che i danni maggiori uno li fa dall'interno, è pur vero che gl'IQ colano a picco, e che anco il bicchiere rotto ogni tanto risale sul tavolo e si rinsalda.

In omnio caso, a proposito di cori, io questo 25 aprile ero a cantare canzoni polifoniche ad un matrimonio. Non pensi che sia: troppo bubbo?

30/4/09 18:17  
Blogger Bubbo Bubboni said...

Caro bubbo atlantropa,
mi mancava la tua bubba chiarezza di pensamento nel valutare l'incedere della storia verso un progresso di fascia arretratezza.

E' bubbo cantare ai matrimoni? La bubbità è sempre nella testa e non solo nei fatti exteriori. Vecchi ricordano come quel 25 aprile (e nei mesi seguenti) si erano divertiti così come fanno i bubbi semplici dell'epoca. Oggi il divertimento è sofisticato ma neppure un po' di speranza dell'epoca sembra essere rimasta in questa corsa a ficcarsi o nell'abisso o nella sabbia.

Forse è un matrimonio luogo di speranza? Beh, speranza di mangiare sì, attesa di mangiare anche, e tutto sommato c'è ancora spazio per la contentezza del bubbo.

Quella contentezza naturale, senza pensieri di cui solo il bubbo nella sua animalità e relazione bubba con la natura è capace.

Lo direi in latino, meglio del mio maestro Lucrezio, ma sono di corsa tra le pizze e così posso solo constatare quanto è bubbo il bubbo.

Bubbamente.

1/5/09 10:46  

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