04 marzo 2012

Quello del dialogo
Solito appunto sulle cose da mirare se succedono, perché poi sono piccole e non è neanche detto che si vedano.

Bubboni già memorava come quello di parlare con le truppe di occupazione, non a caso straniere e spesso sostituite perché non fraternizzino con gli indigeni e non abbiano rispetto per i luoghi e le persone che tanto poi tornano via, è già noto dalle guerre passate.

Anche la tecnica del contatto umano è nota fin almeno dalla guerra di quello delle trincee che a Natale (ma solo una volta) magiavano i dolci e l'anno dopo i capi si premurarono di far sparare sull'albero e tutto.

Ora però miravo qui che la cosa cambia per via della rete e i segnali locali diventano globali.

Allora due cose vanno notate:
- per ora non mi pare che cisiano stati disertori ma che si sà. Solo i "feriti" che cita la lettera citata e magari qualcuno che fa scena se non lo pescano. Ma è da mirare bene.
- non ho visto che i capi intervengano contro i pericoli specifici della fraternizzazione con gli indigeni via rete, a parte i provvedimenti scontati che già dicevo che, se non ci fossero, ci sarebbe da dubitare dell'intensità dello sforzo repressivo.

Intanto è anche bello che sia già chiara la posta in gioco. Se (quando) vince il noTAV anche le lotte contro tutte le mille e mille bubberie fatte per saccheggiare riprendono forza. Un modello del partito di avere sempre ragione a suon di botte sarà in discussione, insieme al diritto di vivere una qualità migliore ma lì dove davvero ci vivi e non che viene il architetto cane e tira cemento come piace alla relativa mafia. E' un modello globale, una volta che crolla finisce dovunque e inzia tutto e sarà bubbo, anzi

Troppo bubbo!