09 maggio 2019

Comunicare la follia
Come già detto una delle pagine più drammatiche della cyclopedia è  qui  List_of_unproven_and_disproven_cancer_treatments che ci sono le false cure per il cancro.

Ognitanto mi passa di parlare con qualcuno affettato che ci crede emmi rendo conto di non sapere cosa è meglio comunicare.

Da un lato capisco la disperazione, le ragioni anche corrette di sfiducia verso le cure approvate, capisco la difficoltà di capire la statistica e le probabilità inferiori a 1, e tutto.
Dall'altro avendo la certezza che sostituire le terapie con una dieta senza zucchero o qualsiasi altra cretinata similare riduce molto le possibilità di restare vivi vorrei comunicare la mia disapprovazione per tali stupidaggini o truffe.

Ma alla fine ora non mi convinco a comunicare qualcosa.
Ho pensato bene perché dato che vorrei sinceramente massimizzare la probabilità ma opino cheppoi alla fine nonnho la possibilità di comunicare.

E' un po' sempre il solito principio della comunicazione bubboniana, che essendo corretto si applica anche a casi davvero drammatici come questo. Io posso comunicare solo quello che l'altro ha già in testa. Se uno vuole avere in testa che una cretinata qualsiasi lo salva non ho un linguaggio per far arrivare un messaggio diverso.

E' vero che potrei ventilare le gengive, già con sofferenza visto il tema e le probabilità avverse sulle cure approvate e tutto, ma comunque non potrei comunicare alcunché perché il messaggio non è diggià nella testa del destinatario.

Mi resta il dubbio che non voglio dire perché da troppi decenni non ho più voglia di cercare di convincere di qualcosa qualcuno. Preferisco mirare, dopotutto il mismo Bubboni è il più grande cantore della deindustrializzazione pizzaiola, o forse non so fare altro quando la strada è troppo lunga.

Mah, per ora più avanti nel pensamento non riesco ad andare, anche se vorrei.
Checcipensino gli dei, magari loro iscrivono le idee nelle teste senza passare dalla comunicazione bubba, anzi

Troppo bubba!
- Leggere bubbo rende bubbo, anzi troppo bubbo -