02 dicembre 2008

Bubbitatis cura, mortus bubbinis
La questione dell'intervento di una delle tante chiese a favore della carcerazione, tortura e morte richiede qualche appunto bubbo.
Il Bubboni è fin dal comienzo degli appunti a favore di un progressivo superamento del carcere. Crede che il desiderio di vendetta della società non debba essere assecondato a favore di spettacolari interventi di prevenzione e cura del male sociale o, talvolta, neurologico.

Quindi il punto non è dice bene o dice male la tale chiesa ma è: sono abbastanza bubbi?

Un primo punto di bubbità è la qualità dell'ipocrisia. C'è poco da dire, questa volta non ci siamo. E' un po' come chiedersi se il Bubboni è bubbo. Trattandosi di uno dei più autorevoli bubbi la domanda non sottointende "¿è un pochino bubbo?" ma "¿è re dei bubbi?". Analogamente qui parliamo di maestri dell'ipocrisia, gente che ha inventato concetti come la riserva mentale, la povertà... di spirito, la condanna a morte... ma da parte dell'autorità civile, la tolleranza della Shoa... perché altrimenti era peggio, ecc. ecc. Ora in questa prospettiva di altissimo livello non ci siamo. Questo intervento non ha la qualità bubba suff. per dei maestri, le motivazioni andavano sienno bene per un sottosegretario o un blogger pigro non per dei professionisti del settore con secoli di esperienza.

Un secondo punto di bubbità è la coerenza con i testi essenziali. Il noto testo di base non parla mai, ma proprio mai, di tutti i temi che per un bubbino di passaggio sembrano quelli caratterizzanti della tale religione. E' un po' anche colpa del testo, ogni volta che il protagonista apre bocca critica la chiesa e il potere. E' tentato con il potere, non con i pompini, stabilendo una scala di valori che se uno si nutre di media ufficiali è una sorpresa. Quindi per una chiesa potente e amante dei potenti è un po' inevitabile prenderla un po' alla larga, altrimenti la contraddizione sarebbe molesta. Tra l'altro una volta che si parla di omosessuali (non troppo esplicitamente) il protagonista non fa una piega e sana secondo la richiesta del bubbino. Quando poi si parla di donne è il finimondo, una donna sposata (più volte) è la prima incaricata della propaganda! Il protagonista dice di non usare armi, in barba alla pensione militare che ricevono gli attuali propagandisti con le stellette, ecc. ecc. sembra che non ci sia mai un passaggio adatto all'attuale regno, da un certo punto di vista. Però due sono i punti essenziali per il caso in questione: visitare i carcerati e mettersi una pratica macina al collo.
Se ci fosse scarsità di carcerati verrebbe meno una importante possibilità di salvezza. Ora non è che i carcerati scarseggino, al più sarebbe un problema del Bubboni, però è giusto non privarsi mai di occasioni di fare il bene.
Altro punto essenziale è che devono esserci falsi profeti, gente che non entra e non fa entrare, altri che non toccano i pesi che mettono sulle spalle altrui e soprattutto quelli a cui sarebbe meglio mettersi una macina al collo (la cui foto è anche sulla barchetta nel "Trionfo della morte" di Bruegel).
Questo è il punto essenziale. Se mancassero quelli con la macina al collo sarebbe un autentico peccato, anche per la composizione del quadro! Quindi è giusto provvedere ed essere sicuri che non ve ne sia scarsità.

Quindi abbiamo un punto pro e un punto contro, direi che l'intervento non è abbastanza bubbo e va condannato, ma di nascosto come si conviene perché ci sia sempre qualcuno che parla in modo oscuro e in segreto. Altrimenti ripartiamo, ancora una volta, con la negazione puntuale del noto testo.

Troppo bubbo!