10 febbraio 2010

Talis filius
Sono sempre stupito di vedere come il bubbo è il miglior interlocutore del bubbo, e in un mondo bubbo non si può prescindere da una comunicazione da bubbo a bubbo, e non lo dico solo perché qualsiasi che comunichi dovrebbe contrattare un bubbo per fargli da consulente sulla bubbità per garantirgli di avere un messaggio almeno abbastanza bubbo che un bubbo capisce. Altrimenti se si parla poco bubbamente al bubbo il bubbo si ribella e morde.

C'è un libro che sarebbe il padre che parla con il figlio. Ambo sanno che il padre morirà a breve e fa un po' un resume della sua bella vita e la spiega per il figlio e anche chi legge il libro. E' anche che i diritti vanno al figlio che fa sempre comodo, sia pure a babbo morto.

Il padre è un colosso, un viaggiatore curioso, è interessantissimo e mille e mille cose si potevano chiedere e ancora e ancora prima che poi non lo si vedesse più.
Invece il figlio è un bubbo, ma tanto bubbo, fino al punto che non si vergogna della sua bubbità e nel libro lascia le cose che fanno capire quanto sia bubbo, forse perché non si rende neppure conto.

Mi appunto solo un esempio.

Padre: "[...] e portarono il fordismo al parossismo."
Figlio "Eh? Il progressismo?"

Eppure anche il figlio serve. I bubbi che leggono il libro si immedesimano e si lasciano guidare dalla pazienza del padre che esplica senza bastonare il figlio alla prima minchiat* che esce dalla sua bocca di bubbo! Cosi i bubbi qualcosa ne cavano. Sarà meno di quello che si poteva, ma non si può pretendere dal bubbo.

Troppo bubbo!