Alle volte le cose cambiano prima che cesene accorga e, anche se i fatti sembrano simili, poi conducono a cose distinte ma perché uno non aveva capito che erano cambiate le cose.
Un esempio di tanta saggezza e la cosa dei precari. Credevo fosse la solita cosa che si lamentavano perché erano precari, che d'estate li cacciano e tutto, come tutti gli anni. Invece ora è diverso, molto diverso e melo segno perché sarà un punto importante nelle trasformazioni successive. Quest'anno la tale nazione non prende più migliaia di precari in modo che si risparmiano i soldi che poi sono già stati dati agli amici. Intanto, con tutto un gioco di caselle piene e vuote, i posti li hanno presi altri poveracci e altri non servono più perché il servizio peggiore richiede meno bubbini.
Maio, e qui che le cose cambiano, miravo che fosse tutta la strategia per degradare progressivamente l'insegnanza pubblica a favore della privata, come è ordinato di fare a tutte le democrature europee dal solito documento citato già tante volte.
E invece non è così. Lo sarebbe se:
1) il numero di precari cacciati fosse stile "progressivo calo" e non "brusco taglio";
2) i fine-pena-mai che ne hanno preso il posto fossero consci di stabilità e diritti e, invece, sono in condizioni disagevoli perché sono vicinivicini a scivolare nell'instabilità totale e nella mancanza di tutela radicale;
3) chinon lavora lì potesse andare da un altra parte, ma distinta dalla mensa dei poveri che spetta a chinon trova più uno straccio di lavoro da nessuna parte;
4) la classe media che manda i figli alla privata, approfittando dei finanziamenti pubblici mascherati che ricevono le aziende amiche, potesse continuare a pagare la retta senza problemi;
5) precari, fine-pena-mai, classe media, proprietari delle scuole private e tutti quelli che per quest'anno sela cavano fossero motivatamente convinti che è certo che il prossimo anno lavoreranno contentie ricchi.
Infatti l'effetto dei tagli (che erano solo per aiutare gli amici delle private e per dirottare i soldi pubblici verso gli amici) è che, sommati alla crisi, si crea una massa di persone ragionevolmente e lucidamente disperate in un contesto dove tutti sono avvolti in un clima economico e mentale da ultimi giorni di Pompeia.
E' bene che, giusto prima delle elezioni, ci sia una massa di disperati novelli ed inesperti nel procurarsi il cibo? In realtà non pesano a favore di chi non è al governo che, saggiamente, sene fotte anche perché condivide la stessa identica politica e gli stessi identici fini che privilegiano il valore dell'amicizia e l'ubbidienza agli ordini ricevuti a livello internazionale. Bello anche il ruolo degli organizzati che offre nuovi esempi di schifo senza che si sappia ancora cosa gli hanno dato in cambio, e questo spiace.
Tuttavia, anche questa volta, miravo al lato bubbo che porta speranza e illumina la disperazione diffusa e l'instabilità crescente.
Ebbene è giorni che potano gli alberi dei corsi. Non ho ancora visto nessuno (ad esempio dei soliti che vedo sempre frugare nella spazzatura o dei nuovi disper-disoccupati) che raccolgono i rami in previsione del freddo dell'inverno o per cuocere quanto ricavato dai pratici bidoni dei rifiuti!
Si aspettano di protagonizzare un inverno caldo? Sperano che il calore emanato dai soldi buttati nelle guerre di pace o nei prossimi armamenti li scaldi? O confidano che poipoi non saranno poveri?
Qualche sia c'è speranza! E questo è bubbo, anzi
Troppo bubbo!
Un esempio di tanta saggezza e la cosa dei precari. Credevo fosse la solita cosa che si lamentavano perché erano precari, che d'estate li cacciano e tutto, come tutti gli anni. Invece ora è diverso, molto diverso e melo segno perché sarà un punto importante nelle trasformazioni successive. Quest'anno la tale nazione non prende più migliaia di precari in modo che si risparmiano i soldi che poi sono già stati dati agli amici. Intanto, con tutto un gioco di caselle piene e vuote, i posti li hanno presi altri poveracci e altri non servono più perché il servizio peggiore richiede meno bubbini.
Maio, e qui che le cose cambiano, miravo che fosse tutta la strategia per degradare progressivamente l'insegnanza pubblica a favore della privata, come è ordinato di fare a tutte le democrature europee dal solito documento citato già tante volte.
E invece non è così. Lo sarebbe se:
1) il numero di precari cacciati fosse stile "progressivo calo" e non "brusco taglio";
2) i fine-pena-mai che ne hanno preso il posto fossero consci di stabilità e diritti e, invece, sono in condizioni disagevoli perché sono vicinivicini a scivolare nell'instabilità totale e nella mancanza di tutela radicale;
3) chinon lavora lì potesse andare da un altra parte, ma distinta dalla mensa dei poveri che spetta a chinon trova più uno straccio di lavoro da nessuna parte;
4) la classe media che manda i figli alla privata, approfittando dei finanziamenti pubblici mascherati che ricevono le aziende amiche, potesse continuare a pagare la retta senza problemi;
5) precari, fine-pena-mai, classe media, proprietari delle scuole private e tutti quelli che per quest'anno sela cavano fossero motivatamente convinti che è certo che il prossimo anno lavoreranno contentie ricchi.
Infatti l'effetto dei tagli (che erano solo per aiutare gli amici delle private e per dirottare i soldi pubblici verso gli amici) è che, sommati alla crisi, si crea una massa di persone ragionevolmente e lucidamente disperate in un contesto dove tutti sono avvolti in un clima economico e mentale da ultimi giorni di Pompeia.
E' bene che, giusto prima delle elezioni, ci sia una massa di disperati novelli ed inesperti nel procurarsi il cibo? In realtà non pesano a favore di chi non è al governo che, saggiamente, sene fotte anche perché condivide la stessa identica politica e gli stessi identici fini che privilegiano il valore dell'amicizia e l'ubbidienza agli ordini ricevuti a livello internazionale. Bello anche il ruolo degli organizzati che offre nuovi esempi di schifo senza che si sappia ancora cosa gli hanno dato in cambio, e questo spiace.
Tuttavia, anche questa volta, miravo al lato bubbo che porta speranza e illumina la disperazione diffusa e l'instabilità crescente.
Ebbene è giorni che potano gli alberi dei corsi. Non ho ancora visto nessuno (ad esempio dei soliti che vedo sempre frugare nella spazzatura o dei nuovi disper-disoccupati) che raccolgono i rami in previsione del freddo dell'inverno o per cuocere quanto ricavato dai pratici bidoni dei rifiuti!
Si aspettano di protagonizzare un inverno caldo? Sperano che il calore emanato dai soldi buttati nelle guerre di pace o nei prossimi armamenti li scaldi? O confidano che poipoi non saranno poveri?
Qualche sia c'è speranza! E questo è bubbo, anzi
Troppo bubbo!
2 Comments:
ma no, è che pensano che i precari siano precari anche nella vita: precarius morituro est, dice il saggio.
Così loro su stanno belli comodi a vita, e i precari la vita ce la rimettono. O almeno i bubbi lo sperano.
Orientalia
No, credo che quest'anno sia diverso. In passato il precario lavorava, ma precariamente, a parte quelli che non entravano ma che potevano avere speranza.
Ora i numeri di quelli fuori sono enormi ( = compromesso il presente) e la situazione è chiaramente strutturale ( = compromesso il futuro).
Praticamente neppure ammazzando quelli che già lavorano si creerebbero spazi per quelli che vorrebbero! Mortem potedestati bubbus legis nullificatio!
Beh, forse visto così...
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