23 febbraio 2013

Deindustrio pubblio
Vedere questo della deindustrializzazione è proprio bubbo e, se non fosse per i poveri e i suicidi, sarebbe anche solo interessante per quanto è poco documentato.

Siccome è una cosa nuova continuano a succedere cose che non ti aspetti. Anche se puoi facilmente prevedere e quantificare il megatrend i dettagli sono sempre più imprevisti. Andranno tutti persi e i futuri non sene daranno conto ma meli appunto perché è bubbo vedere di quando erano saltati fuori.

Uno dei più vasti ma difficili da indagare è quello infrastrutturale e mele ero già segnato. Di come cioè ci sono ancora le infrastrutture di prima che il partito e la mafia saccheggiassero tutto ma senza che ci sia più chi le infrastrutture le usa. Un po' capita anche con pezzi di apparati dello stato o con le tasse o l'enorme industriali che riguardano un mondo che non cè più e che non potrà ritornare come non può ritornare un progettista di piramidi (ma grosse) o dieci fabbriche di lumi a petrolio perché sarebbero frammenti fuori contesto.

Ma altri due sono che la pubblicità invecchia. Miravo ai cartelloni e ci sono pubblicità vecchie di mesi. Mostre finite da un pezzo, avvisi per tasse scadute da oltre 3 mesi e che adesso poi addirittura le rimborsano, sconti di supermercati che non valgono, insegne di aziende in forme cadenti. Al solito non è che non ci sono i nuovi annunci o i soldi per la riparazione della ditta ma è che non sono neppure i soldi per rimuovere i pezzi vecchi prima che diventino uno ridicolo annuncio di pena e miseria.

L'altro è che le insegne e i loghi sono di aziende che non esistono ma da anni. Nella confusione di un luogo senza futuro per cui un centro di ricerca mezzo depredato apre un museo si eternalizzano sempre di più insegne del passato ma anche adesso che quello che insegnavano è chiuso.

Così il passato eternalizzato e i gerontocrati si sono mangiati il presente e il futuro lasciando a tanti di cercarsi il cibo nei bidoni.

Troppo bubbo!