24 marzo 2013

Quello del bancomat
Poi i bancomat erano aperti e coi soldi.
Però quello della propaganda va capita. Non è che la propaganda fa sempre sparire le cose. Alcune sì non ci sono proprio per nulla e mai ma il grosso è minimizzato o aggettivizzato a dovere o martellato.

Un po' come il partito che, dopo le elezioni, presenta proposte di legge su *tutto*, ma che poi non approverà mai perché l'unica utilità era quella di dire, se richiesto, che cera la proposta di legge e che era stata presentata all'inzio.

L'esempio è sempre quello delle auto e delle sigarette.
Una volta per propagandare che la bici non era un'alternativa all'auto ogni singola volta che un incidente riguardava una bici dicevano che il bubbo si spostava per divertimento. Sembra un dettaglio ma, nel tempo, resta l'idea che la bici non serve per andare a lavorare, a scuola o alla spesa ma solo per divertimento. Poi sentivi i bubbi con questa idea e non sanno neanche da dove glielanno imparata.
Lo stesso per le sigarette, sempre sul piano non banale della propaganda. Mi chiedevo come fanno con le sigarette in quelle nazioni dove nelle pellicole compare la scritta, quando un attore fuma o beve thé che sembra alcoolici, che fumare è dannoso e che anche all'inizio della pellicola ci sono le immagini dell'effetto che fa, ma davvero. Poi ho visto che usano lo stesso sistema che tanto piace anche nelle altre nazioni e che i pennivendoli sempre lo usano. Dopo lo scritte obbligatorie altre per dire che troppo succo di pomodoro fa male, che mille e mille muoiono cadendo dalle scale, ecc. Cioè quella tecnica di dire "il fumo fa male ma tanto tutto fa male" e quindi compra le sigarette.

Così la cosa dell'isoletta era talmente idiota che poi hanno provato a rifarla (sempre senza farla bene, parliamo dell'europ* dopotutto), la propaganda ha minimizzato ma forse cadendo su un terreno pizzaiolo già talmente povero e talmente impaurito da non causare effetto visibile a me.

Comunque due cose mi fanno pena per gli addetti alla propaganda.
Uno è quello dei sospetti assassini che vanno e vengono verso la nazione dei naan. Caratteristica della propaganda è quello, come dice anche il libro, di cambiare posizione anche nel corso di una sola frase senza fare una benché minima piega. Però immagno che un po' di lavoro lo causi ed essendo un lavoro penoso mi provoca pena.
L'altro è quello dei no TAV. Non è ancora certo che rifacciano il governo identico a quello che cera, sempre tra le pizze, ma che in campagna elettorale risultava che non cera mai stato. Così oggi all'aradio i manifestanti erano "alcune migliaia" (beh, un numero "vero" non si può pretendere), i parlamentari hanno fatto "un ispezione" (che il giorno prima era assolutamente "una visita") e le frasette che facevano comparire degli intervistati erano chiare e secche. Domani ripartono con gli interessati e tutto, ma il cambio di trattamento quando cè si nota. Vero è che la propaganda è ancora ben lontana dal trattare i eletti che non piacciono al partito così come tratta e ha trattato i farabutti condannati o stupidi e dannosi, però sono costretti dagli eventi a non potersi muovere come vorrebbero e da questa costrizione mene viene pena.

Così, ancora una volta, i impercettibili movimenti della propaganda sono fonte di divertimento, di pena e di bubbità. Come se fosse tutto bubbo, anzi

Troppo bubbo!