09 maggio 2008

I per incertezza
Uno dei campi più bubbi di azione del pensiero pseudo-scientifico è sicuramente l'informatica.

Oggi collego una chiavetta USB ad un PC con S.O. non libero, frufru del disco, messaggino: "Trovato nuovo hardware, è meglio se riavvi o se non ti lamenti delle conseguenze delle tue scelte. Sei stato avvisato". Non riavvio, copio un doc e via.

Poi aggiorno il medesimo PC con un service pack da mega e mega, cambiamenti di qui e di li, ecc. ecc. e il messaggino dice: "Forseforseforse potrebbe anche servire riavviare." Ovviamente riavvio, anzi "spengo e riaccendo" operazione culmine della ripresa di certezze della pseudo-scienza.

Da qui si vede che un messaggino informatico esprime speranze, fantasie, ipotesi ma mai la certezza di chi sa quello che fa. Dipende dalla complessità del sistema? La teoria dice di no perché le interazioni tra parti di un sistema complesso fatto bene sono fatte bene. Viceversa le interazioni tra componenti bubbe di un sistema bubbo sono bubbe Se qualcosa non va si può ipotizzare, provare, spegnereaccendere, ma non si può sapere.

Per questo la grammatica informatica si basa su un continuo scambio tra frasi che partono al presente e finiscono al futuro o viceversa, condizioni infilate in una serie di affermazioni perentorie, ecc. ecc. Sempre per raggiungere un indicativo presente che non esiste ma a cui il bubbo vorrebbe aggrapparsi per poi sperare che spegnendo non si perda la certezza.

Troppo bubbo!