22 marzo 2010

Media factis media bubbitatis
Non ha senso ascoltare la radio pizzaiola spesso, tranne per un programma o poco più che però c'è da scaricare, già melo ero appuntato.
Però quando provo è un bel riscontro della progressione nella bubbità o della società o del periodismo o del media in se e per tre.

Già più volte si nota come tutti i media pizzaioli sono sudditi della TV, dalla carta al blog sono spesso e tanti dei commentari alla "realtà" TV che è assunta come autentica e come già nota e condivisa. Ad esempio quando un bubbo mi dice "hai visto ieri Bubbazzi a "Viva la pizza"?" e io ovviamente rispondo "No, non ho la TV oramai da più di 20 anni" il dialogo non continua con "Viva la pizza è un programma dove i bubbi..." ecc. ecc. ma continua commentando la performance di Bubbazzi senza spiegarla. Per il bubbo è condivisa e non sa e non si pone il problema di spiegarla neppure se gli viene detto che non è nota a priori. Anche perché, essendo bubbo, non sa spiegare una cosa multimediale, non sa riassumerla perché mancherebbero i tratti emozionali che sono stati accuramente scelti e che sono una componente del messaggio che deve entrare nel riassunto perché entra nel commentario. La cosa si nota di più con le bubbe, essendo una società molto oggettiva al rispetto. Quindi se a parlare era una bubba è essenziale dire comé, quanto era nuda, gli ultimi 10 bubbi TV con cui è stata, ecc., altrimenti le sole parole non veicolano nulla di quello che il bubbo ha ricevuto per via catodica.

Fin qui, ma oggi ho sentito una pubblicità troppo bubba. Spesso la pubblicità radio cerca di essere un po' da far ridere, anche se ai pubblicitari non piace tanto perché una battuta dopo 10 volte non fa più ridere e loro la vogliono far sentire 100 volte e quindi ne devono pensare 10 e non vogliono.

Questa pubblicità "comica" era basata su una cosa che si doveva assolutamente vedere, altrimenti era quasi priva di senso. Non era una pubblicità per la radio, era il ricordatorio di una pubblicità TV!

Troppo bubbo!