04 settembre 2012

Non capire di economia
La premessa a qualsiasi discorso economico, come già detto, è sempre "io non capisco di economia, ma [ecc.]". Al solito il ma non è un argine, come farebbe pensare la grammatica, sino è la porta della bubbità più confusa e delle baggianate più solenni.

Però un po' mi chiedo cosa non blocca la bubbità e se cè un livello dei fatti che la possa contenere.

E' venuto fuori che le grosse opere le fanno solo le nazioni cheppoi restano povere e misere, ma che sono gonfie di corruzione, ma si può contare che la retorica non cambia per cercare di aggirare i fatti (che non sarebbe neppure difficile) e che i buoni eviteranno accuratamente di fare troppi esempi specifici.

E' anche chiaro, vedendo le banche e quello delle case che rubano, che l'avidità di persè sarebbe buona e farebbe progressare la moneta populi, ma che se cisi mettono di mezzo le leggi dell'europ* allora i comportamenti più idioti diventano gli unici possibili nel solito tunnel che non ci sono alternative.

Eppure chi sarebbero i buoni continua con la solita litania delle transazioni financiere, della fuga di capitali, dell'economia che fanno le cose e ma anche che non le fanno per consumare meno.
E' che strombazzare sembre la stessa roba malpensata è diventato segno di stabilità e saggezza, in base al principio che non è del bubbo cambiare idea e che trovata una pista che non dà fastidio a nessuno ma che pare tanto trasgressiva meglio tenersela stretta. Però è bubbo, anzi

Troppo bubbo!