18 agosto 2014

¿Qui cera?

Sempre mi lagno di non poter essere cantore della deindustrializzazione pizzaiola per mancanza di tempo anche se probabilmente sono il solo a poterlo fare ma nonlo faccio.
Così tante cose deboli si perderanno ma vabbè.

Una, che non è debole perché cè in altre fonti cheppoi se uno tutto futuro le mira la discopre, è quella del gioco ¿Qui cera?

Il gioco, come sanno i passati, è che uno va a spasso e cerca di ricordare cosa cera li, che ora può essere una vetrina polverosa, un puttanaio, un centro di scommesse truffaldine, un grosso palazzo che cade a pezzi, un capannone che facevano le cose ma i operai, un immondezzaio e simili pezzi di degrado e abbandono.

Ma cosera allora?

E per un istante, come può solo la memoria, rinascono cose e servizi pubblici come se il liberismo selvaggio non avesse mai vinto la guerra.
Perun istante.
Poi tutto si spegne e riappare il degrado contemporaneo e bubbo.

Magari uno si equivoca e mette un cino ma che si cera ma già dopo o una fabbrica che invece era un magazzino.
E più passa il tempo più il gioco è difficile perché anche i brandelli della vita passata disappariscono.
Finché cè il bancomat lo capisci che cera una banca (ma prima? Cosera prima?) mappoi mettono solo il legno e non si capisce più sera perché non entrassero i poveri o se cera un bancomat malamente tolto.

Ma così il gioco è più bello! E ancora una volta dal male nasce il bene di un gioco sempre più complesso, divertente e bubbo, anzi

Troppo bubbo!