11 giugno 2016

Tra i suoni della notte
Alterno i suoni della notte alla musica di canzoni antiche e midò conto di una cosa nuova.
Qualche giorno fa avevo inziato a leggere un vecchio libro ma che era famoso e pensavo fosse saggio e dicesse delle cose ma utili al più grosso cantore della deindustrializzazione.

E invece no, le analisi sono vecchie, gli istrumenti di ragionamento sono limitati e il processo ma di pensamento non è al livello da cui parte il Bubboni, sino più arretrato.

Ora è vero che illustri come il Bubboni sono dei giganti sulle spalle dei nanetti del pensiero passato, e che gli antichi con le loro ditine grosse, i cellulari di pietra e il pensamento confuso sembra che si divertano tuttora a far traballare i acuti pensatori che li hanno succeduti. Però poi uno nonnè che va davvero a mirare checosa scrivevano. Chiunque usa delle sintesi di mezza paginetta che iniziano con "il Bubbazzi dice che..." e tantè. Da secoli nessuno legge quindi il Bubbazzi e valuta se quella paginetta è ancora adeguata a sostenere l'enorme sforzo intellettuale dei futuri.

Maiono, volevo mirare di persona e mi sono reso conto che non basta.

E allora è un po' come se la bubbità viaggiasse nella notte, verso il passato oscuro, e ne riempisse gli spazi che allora ne erano privi. Ed è bubbo, anzi era già

Troppo bubbo!
- Leggere bubbo rende bubbo, anzi troppo bubbo -