18 settembre 2006

Il trionfo del bubbo
Qualche tempo fa ho sentito alla radio di un qualche presidente provinciale (già senatore, poi dc, oggi margherita) che aveva intitolato un fascicoletto sulle opportunità di lavoro per i giovani con la frase "Il lavoro rende liberi". Non si ricordava dove l'aveva sentita, gli piaceva e l'ha usata senza che nessuno dell'apparato comunale tipografico gli facesse notare la provenienza.
Poi, dopo che gli è stato insegnato quanto non aveva imparato a scuola, questo non si è scusato e non ha ammesso la propria ignoranza ma ha sostenuto che la frase andava bene così e che sarebbe stata cambiata solo nelle prossime edizioni dell'opuscolo.

Il pennivendolo intervistatore non ha detto, come avrebbe dovuto per completezza di informazione, "scusi ma lei è proprio un bubbo!".

Analogamente se qualcuno nella coda per il formaggio dice, "ehi, l'88 viene prima del 72! Ora tocca a me!", cosa gli si potrebbe dire? "Avanti bubbo!?!". Certe cose possono essere insegnate e punite solo nella scuola elementare, ma dopo il bubbo ha campo libero.

E se un gruppo di armati non capisce una citazione? Non ride di una battuta colta? Ammazza e minaccia anche questa settimana? C'è poco da fare, è inutile scusarsi, è il trionfo del bubbo! Papie premetti ai discorsi una frasetta del tipo "se siete bubbi turatevi le orecchie" e via, tanto più di così non si può. Mai pretendere qualcosa dal bubbo, finisce sempre per ribellarsi e mordere.