09 luglio 2012

De limiti civilis
Ogni tanto alabo una mitica società civile  che si contrappone alle caste più alte, qualche volta bene, qualche volta malamente.

Uno di questi ultimi casi, malamente, è quello che ci sono i tagli.
Non passa giorno che non cè la manifestazione o la petizione che tagliano questo e quello. Dove questo e quello sono enti, lavoratori, cooperative, iniziative, periodici, festival, musei, fondazioni, ecc. ecc.

Qualcuno protesta bene, altri male, qualche petizione è ben scritta, altre sono stiracchiate ma non è questo che le accomuna.

Praticamente tutti corrono dassoli. La loro [quello che è] va salvato dalla furia neoliberista e punto. Il resto? Il fatto che non sono i soli ad essere tagliati (questo si mette spesso nella premessa "tra tanti tagli proprio [quello che è]" ma poi si perde)? Il fatto che non si può giocare un gioco bubbo eppoi lagnarsi che è bubbo? Il fatto che si stanno mangiando un sistema e rubando anche il futuro e non solo alterando il quieto vivere di [quello che è]? Nulla. Non interessa.

Un po' è normale, una società di precari individualisti non può avere masse di [quello che è] che siano visionari collettivisti. L'individualismo è un frattale che pervade tutto e che disgrega ogni elemento senza però che il tessuto sembri corrotto, come un mobile mangiato dai tarli.

Inoltre cè anche quello che gli enti tradizionali della protesta della società civile, [quelli che sono], sono semplicemente parti dell'individualismo e della tutela dei diritti delle caste alte. Mascherati con gli antichi costumi non fanno nemmeno lo sforzo di sembrare che unificano le istanze, contenti della loro percentuale e della loro stabilità nel mondo precario.

Ma un po' comunque non è scusabile. Capisco all'inizio, mappoi il fatto che la piazza o la petizione è la millesima proprio non fa venire in mente che forse non celanno con [quello che è] ma che è un sistema ampio di distruzione dell'antica società civile?

Però poi si mi dò conto che il pensiero del bubbo solitario è sempre "quanto sono bubbo", e allora il fatto che in mondo che viene ucciso per intero il pensare alla propria petizione per salvare [quello che è] è bubbo, anzi

Troppo bubbo!

Ho saputo di uno che ha delle disabilità e presto non avrà casa. 200 euri al mese di pensione e basta. E' inteligente, potrebbe lavorare in cose adatte. Nessuno sa neppure dove potrebbe forse chiedere. Come se uno ha fame e si lagna e nessuno prendesse in considerazione la possibilità di mangiare. E qui si capisce che non è una competizione tra tante belle iniziative e tanti bei [quello che è] macché le cose essenziali, scontate, come prendersi cura in modo organizzato e statale dei disabili non è neppure realizzato. Non si deve cadere nel trucco del girotondo che è sempre qualcosaltro quello importante ed è sempre altrove ma non si può neppure non chiedere che i motivi per cui esiste una società contemporanea non siano almeno un po' realizzati, prima e non in barba a [quello che è].