Nei libri saggi di marketing si raccomanda di non regalare denaro ai bubbini ma omaggi vari che ricordino il brand.
Bha, una banca delle tapas regala 100 euro a chi fa versare lo stipendio sul loro conto. Non mi pare affatto un'offerta sbagliata, anche perché per il bubbino è difficile considerare 100 euro un errore. Del resto la rogna di cambiare conto è così solenne che 100 euro sono più un indennizzo che un omaggio.
Due sono i punti bubbi che non vedo analizzati sui libri di marketing:
1) se i costi di acquisizione del cliente non vanno in buona parte nelle tasche del cliente vuol dire che c'è una dissipazione di risorse e, forse, un rischio di uso non efficiente del budget markettaro;
2) ciò che mi pare importante è che l'omaggio abbia una congruenza con l'attività che si promuove (non so come chiamare il concetto perché non è citato sui testi e forse in 'mericano non ci sono parole adeguate). Per una banca dare direttamente soldi è corretto, dare pentole (come fa un altra banca delle tapas) lo è molto meno mentre funzionerebbe per un venditore di lavastoviglie. Dare macchinine fotografiche digitali è, oramai, un errore. Se ho già una macchina quella in omaggio è scarsa, se non ho una macchina quella in omaggio è considerata di scarso valore. Inoltre è un bene con primo prezzo basso, quindi l'omaggio funziona poco come acchiappa-clienti. In ogni "epoca" c'è un oggetto che tutti vogliono, prima il cellulare, il DVD-player, poi l'mp3-player, poi la macchina fotografica, forse ora il navigatore, il PVR, il disco esterno, ecc. ecc. però appena si passa il picco di domanda o quando i compratori sono già più informati è difficile che l'omaggio smuova le masse.
Poi certo è vero che ci sono alcuni più sensibili agli omaggi che altri, però in alcuni campi vedo che gli omaggio sono ancora sottovalutati.
Es. nei prodotti esperienziali si usa tutto sommato poco. Come faccio a sapere se il cioccolato al peperoncino mi piace senza investire un capitale per acquistarne 100 g? Se non sento l'odore del thé come posso cambiare marca? Perché talune riviste non mandano numeri omaggio ma spediscono abbastanza pubblicità cartacea da confezionare 10 numeri?
Boh, credo che il problema sia una scarsa valutazione della congruenza dell'omaggio con il messaggio racchiuso nel brand.
Poi il bubbino si confonde e, come al solito, morde.
Bha, una banca delle tapas regala 100 euro a chi fa versare lo stipendio sul loro conto. Non mi pare affatto un'offerta sbagliata, anche perché per il bubbino è difficile considerare 100 euro un errore. Del resto la rogna di cambiare conto è così solenne che 100 euro sono più un indennizzo che un omaggio.
Due sono i punti bubbi che non vedo analizzati sui libri di marketing:
1) se i costi di acquisizione del cliente non vanno in buona parte nelle tasche del cliente vuol dire che c'è una dissipazione di risorse e, forse, un rischio di uso non efficiente del budget markettaro;
2) ciò che mi pare importante è che l'omaggio abbia una congruenza con l'attività che si promuove (non so come chiamare il concetto perché non è citato sui testi e forse in 'mericano non ci sono parole adeguate). Per una banca dare direttamente soldi è corretto, dare pentole (come fa un altra banca delle tapas) lo è molto meno mentre funzionerebbe per un venditore di lavastoviglie. Dare macchinine fotografiche digitali è, oramai, un errore. Se ho già una macchina quella in omaggio è scarsa, se non ho una macchina quella in omaggio è considerata di scarso valore. Inoltre è un bene con primo prezzo basso, quindi l'omaggio funziona poco come acchiappa-clienti. In ogni "epoca" c'è un oggetto che tutti vogliono, prima il cellulare, il DVD-player, poi l'mp3-player, poi la macchina fotografica, forse ora il navigatore, il PVR, il disco esterno, ecc. ecc. però appena si passa il picco di domanda o quando i compratori sono già più informati è difficile che l'omaggio smuova le masse.
Poi certo è vero che ci sono alcuni più sensibili agli omaggi che altri, però in alcuni campi vedo che gli omaggio sono ancora sottovalutati.
Es. nei prodotti esperienziali si usa tutto sommato poco. Come faccio a sapere se il cioccolato al peperoncino mi piace senza investire un capitale per acquistarne 100 g? Se non sento l'odore del thé come posso cambiare marca? Perché talune riviste non mandano numeri omaggio ma spediscono abbastanza pubblicità cartacea da confezionare 10 numeri?
Boh, credo che il problema sia una scarsa valutazione della congruenza dell'omaggio con il messaggio racchiuso nel brand.
Poi il bubbino si confonde e, come al solito, morde.
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